Guerra Ashai a Corona e Venalia
Candia e
Vigezia,
Venalia; e
Sentinella,
Corona del Re
prima decade di
brumaio 1260
Descrizione
Frustrazione, impotenza. Le Cappe Celesti hanno un alto senso del dovere ed il Barone Quinto non era meno devoto al Re dei suoi confratelli. Per questo ribaltò il tavolo della sala d’armi nella fortezza di Candia e mandò a schiantarsi il boccale di dolciastro vino venale contro il muro. Bloccato, imprigionato come un lupo in gabbia, così si sentiva il miglior generale della Corona, l’unico, finora, che potesse vantare qualche vittoria contro gli invasori d’oltremare. Candia, grazie agli armati dei Della Torre e, bisognava riconoscerlo, alla dedizione alla propria città dei venali e dei vecchi mercenari, resisteva ancora. Solo che non era Candia il luogo dove il Barone avrebbe voluto essere. Dove avrebbe DOVUTO essere, per gli Dei!
Le notizie erano fresche e senza dubbio veritiere. Un’armata ashai immensa, più grande di ogni altra mai vista prima, aveva lasciato una decade prima le rovine fumanti di Vigezia. Il rimbombare dei loro passi, si diceva, faceva scricchiolare la strada del Re. I pazzi e i vigliacchi spergiuravano che i loro empi canti si sentivano fino a Dimora e solo Sidereo sapeva se fosse una menzogna o la verità! Forse Nassilia, tra i monti, avrebbe potuto rallentare la loro avanzata, ma no! Le lucertole l’avevano ignorata ed erano passate oltre senza neanche avvicinarsi. Come un fiume in piena avevano investito Tabbia. La fortezza sul confine non li aveva rallentati un istante. All’orda era bastata una mattina per travolgerla, massacrare i suoi abitanti e varcare i margini di Corona del Re. La via per Dimora spalancata, la valle dell'Indaco difesa soltanto dalla fortezza di Sentinella e Sua Maestà solo a presidiarla.
Quinto Fabiano Massimo della Torre guardò il muro. L’arazzo che lo adornava rappresentava un Alessandro vittorioso, le braccia allargate, distese a proteggere il popolo inginocchiato ai suoi piedi. Sopra la sua testa il vino aveva creato una macchia purpurea che si estendeva a vista d’occhio, impregnando d’un colore sinistro la stoffa decorata. Alessandro spariva a poco a poco, la chiazza s’allargava cancellando i dettagli, i ricami della veste, i volti dei fedeli. Il viso del grande Re resistette ancora un poco, poi sparì, confuso nel rosso del vino. Il Barone ebbe allora la sensazione d’aver avuto un infausto presagio. Il suo Re era a Sentinella, l’ultimo baluardo che ancora stava tra le infinite schiere degli invasori e Dimora, la città dove si trovava il trono del Sole, lo scranno che era stato di Alessandro il difensore degli uomini.
Personaggi Coinvolti
Quinto Della Torre,
Alessandro degli Alessandridi
Novità e Dicerie
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